La prima emissione del nuovo BTP Valore, un titolo di Stato appositamente progettato per i piccoli risparmiatori, ha avuto un inizio entusiasmante con un boom di ordini. Il tasso minimo garantito crescerà gradualmente: nel primo e secondo anno è fissato al 3,25% , mentre nel terzo e quarto anno salirà al 4%.
Per coloro che deterranno il titolo, oltre alla percentuale garantita, si aggiungerà un premio fedeltà finale previsto pari allo 0,5% del capitale investito per l’intero periodo di quattro anni fino alla scadenza naturale.
UN MOTIVO PER RIMANERE CAUTI
Quando un paese emette un’obbligazione con scadenza nel 2030 e un tasso di interesse del 3% o 4%, potrebbe suscitare entusiasmo. Tuttavia, non è necessario attendere l’emissione di tali obbligazioni per ottenere rendimenti simili.
Ad esempio, se lo stesso paese avesse emesso un bond nel 2019 (in un periodo di tassi bassi) con una cedola dell’1% e scadenza nel 2030, nel contesto attuale il bond avrebbe un prezzo di circa 80 euro e il rendimento lordo a scadenza sarebbe identica.
E in ogni caso, se dovesse essere emesso un bond con tassi superiori a quelli di mercato, vedremmo i prezzi dei vecchi bond istantaneamente riallineati al rendimento del nuovo bond in emissione.
UN MOTIVO PER CUI IL BOND POTREBBE ESSERE INEFFICIENTE
Prendendo ad esempio il BTP Valore o qualsiasi altro bond in emissione, abbiamo un’obbligazione che quota 100 euro e allo scadere dello stesso, lo Stato Italiano rimborsa i 100 euro insieme agli interessi. Tuttavia, su tali interessi sarà applicata una tassazione del 12,5%, e non sarà possibile compensare fiscalmente la plusvalenza con eventuali minusvalenze pregresse, poiché le cedole sono considerate “reddito di capitale” e non reddito diverso.
Se prendiamo un bond con la stessa scadenza, ma con una cedola bassa, ad esempio 0%, e guadagniamo solo dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il rimborso a 100, allora potremmo compensare i guadagni con eventuali perdite pregresse (per il 48, 08% della plusvalenza).”
UN IMPORTANTE PROMEMORIA
Chi emette debito cerca sempre di risparmiare; nessun paese vuole emettere un debito a tassi di interesse alti. Quando vediamo uno stato che emette un bond legato all’inflazione, si aspetta che l’inflazione scenderà. Quando uno stato emette un bond con particolari premi di fedeltà, può temere che i detentori del bond tendano a non tenerlo fino a scadenza.
Quando emette un bond in dollari, si aspetta che la valuta americana si deprezzi.
Queste dinamiche sono opposte all’interesse dell’investitore che vuole massimizzare il guadagno.
CONCLUSIONE
Il bond di nuova emissione non è uno strumento pessimo; può essere utile per chi “vive di rendita” tramite le cedole, ma può essere inefficiente per chi ha delle minusvalenze. In generale, però, non possiede nulla di speciale rispetto a ciò che si può trovare sul mercato; c’è solo molta pubblicità in più.
Arzilli Andrea