La relazione tra il Medio Oriente e il petrolio è stata strettamente intrecciata per decenni, e la guerra nella regione spesso ha avuto legami con le risorse petrolifere. Il Medio Oriente detiene alcune delle riserve petrolifere più vaste del mondo, e il controllo o l’accesso a queste risorse hanno influenzato le dinamiche geopolitiche della regione (e oltre).
Le guerre nel Medio Oriente, come la Guerra del Golfo nel 1991 e l’invasione dell’Iraq nel 2003, hanno spesso avuto implicazioni significative per il mercato petrolifero mondiale, ma sono state le fortissime tensioni del 1973 a mandare al tappeto i portafogli.
Il rialzo del petrolio ha fatto esplodere l’inflazione e al contempo mandato in recessione Europa e Stati uniti.
Ma cosa è cambiato?
Il record della produzione petrolifera spetta agli stati uniti.
Ma non solo:
La Norvegia, Il Brasile, il Guyana sono a livelli da record e i paesi Opec stanno perdendo molto spazio.
Il mondo è dunque cambiato, entrando nello specifico della guerra Iran-Israele, vediamo come il paese persiano abbia il 4% della quota di mercato, un valore importante ma inferiore ad altri paesi, in più l’Iran esporta soprattutto in Cina, che è un paese che nonostante stia consumando tantissima energia, è anche il paese che sta crescendo maggiormente nel settore del solare e delle auto elettriche, avviandosi verso una poderosa de carbonizzazione.
Quindi il mercato è per noi soprattutto soggetto a speculazione, non neghiamo che un po’ di volatilità sia giustificata, un attacco ai siti petroliferi Iraniani o una guerra che coinvolge l’Arabia Saudita, paese chiave nella produzione petrolifera, potrebbe portare grossi problemi, ma in ogni caso viviamo in un mondo con una supply chain molto più diversificati.